‘Bestiari, Erbari, Lapidari’ è un’enciclopedia cinematografica divisa in tre capitoli: animali, piante e minerali. Mondi pressoché sconosciuti, con cui forse, però, dovremmo dialogare perché costituiscono la parte essenziale della nostra vita sulla Terra. La coppia di documentaristi, Massimo D’Anolfi e Martina Parenti, divide i capitoli anche secondo diversi generi cinematografici: ‘Bestiari’ è un found-footage (girati di repertorio) su come e perché il cinema ha ossessivamente rappresentato gli animali; ‘Erbari’, un documentario d’osservazione all’interno dell’Orto Botanico di Padova; ‘Lapidari’, è invece un film industriale ed emotivo sulla trasformazione della pietra in memoria collettiva. I registi, dopo l’anteprima alla Mostra del cinema di Venezia, presentano il film questa sera alle 20 al Modernissimo.
Parenti, è davvero nato tutto dal veterinario sotto casa che stava curando due cuccioli di tigre?
"Sì, in realtà da tempo volevamo fare un film sulle piante. Poi un’amica ci disse di due tigri ricoverate dal veterinario; siamo andati a filmarle e ci siamo trovati nel ‘bestiario’. Così abbiamo accostato l’idea del mondo degli animali alla vecchia passione per le piante, poi abbiamo inserito un lapidario ed è nata la prima bozza di film".
A ogni capitolo dedicate un genere cinematografico diverso. Chi sono i vostri registi di riferimento?
"Roberto Rossellini e Carl Theodor Dreyer, ma anche Ernst Lubitsch e Billy Wilder. Non avremmo scoperto il cinema documentario senza Frederick Wiseman e Robert Kramer, e amiamo gli archivi g...











