BOLOGNA – Era il 4 agosto, mattinata presto, ma già faceva caldo. Lei, una ragazza moldava di 24 anni aveva appena alzato la saracinesca del bar, il “C House coffee shop” di via Cristoforo Colombo, all’interno del centro Navile. Stava preparando per la colazione quando un uomo era entrato nel locale, l’aveva costretta a farsi consegnare i soldi, 4500 euro che era l’incasso di qualche giorno, l’aveva colpita con un pugno ed era scappato via. Invece era tutto finto. Lo ha ricostruito la squadra Mobile di Bologna, che la barista, incensurata, era d’accordo col marito e con un ragazzo italiano per simulare la rapina e intascarsi i soldi. A chiamare gli agenti quella mattina era stata lei stessa, che si era fatta che refertare per la ferita all’occhio, ricevendo qualche giorno di prognosi. La polizia poteva contare sull’aiuto delle telecamere esterne al locale, mentre le interne erano disattivate in quel momento. Subito il racconto della giovane era apparso poco credibile: dalla visione delle immagini infatti uil rapinatore, che aveva in mano una pistola di cui la donna non aveva fatto menzione agli investigatori,. ci metteva in tutto 19″ a entrare e uscire dal locale con i soldi. Gli agenti proveranno più volte la scena all’interno del bar tabacchi, impossibile metterci solamente 19″. LA svolta arriva dalla visione delle telecamere su via Cristoforo Colombo. Si vede l’auto con cui al mattino la dipendente arriva al lavoro accompagnata dal marito, che poi si allontana. Il rapinatore si vede arrivare e allontanarsi in bicicletta, a volto coperto. Poi in via Cr...